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IL GRANDE SOGNO

Miti del cinema visti da Evaristo Fusar

Introduzione

A m'arcord John Ford

 

Non sappiamo ancora definire bene, né spiegare in termini convincenti, se non ricorrendo a categorie più legate al rotocalco che alla storia, le ragioni per le quali i primi anni Sessanta, tanto nel ricordo diretto che nella ricostruzione a posteriori, ci appaiono, col trascorrere del tempo, sempre più circonfusi da un alone di magia.

E sono proprio gli anni in cui Evaristo Fusar documenta per l'Europeo un apogeo del cinema italiano. Eccolo così a cogliere il clima particolarissimo, di una serenità improntata a pacato ottimismo, che dovette contraddistinguere quella portentosa Mostra di Venezia del '59, che si sarebbe conclusa, in una diffusa sorpresa, col Leone ex-aequo al Generale della Rovere del Rossellini letteralmente fatto risorgere dopo l'esilio franco-indiano, e a La grande guerra del Monicelli improvvisamente fatto assurgere ai fasti dell'"arte cinematografica".

Si attestava così, anche in termini ufficiali, un'obiettiva "rinascita" del cinema italiano, proprio all'indomani di anni non solo economicamente ingrati e difficili: però un segnale "forte" -come si abusa dire oggi, a riprova del fatto che di forza ce ne sia in giro poca- almeno nel senso della riconciliazione col grande pubblico, l'aveva già dato un anno prima lo stesso Monicelli con I soliti ignoti.

Ma è proprio nel testimoniare l'autenticità di tale rinascita (di fatto successiva al riconoscimento veneziano, magari un po' prematuro: come succede nel calcio, quando i gol prima si segnano e poi si meritano) che Fusar, di set in set, non perde un colpo, restituendocela intatta ed evidente, nella nitida concretezza propria delle asserzioni definitive.

Eccolo così a immortalare (ma sul serio: nel senso dell'autonoma qualità artistica del suo lavoro) la progressione di Antonioni dall'Avventura a Deserto rosso; l'indimenticabile estate '62 di Visconti in Sicilia per le massacranti e irripetibili riprese de Il Gattopardo; la presenza, incisiva fino allo straripante, della Magnani ancora a Venezia con Pasolini lo stesso anno per presentare Mamma Roma; proprio Monicelli impegnato a Torino nelle riprese de I compagni, l'anno successivo e, a coronamento, il Fellini '65 al lavoro per Giulietta degli spiriti: ma qui siamo già al limite del dissolversi della favola.

La definitività dell'immagine di Fellini all'apice effettivo della sua potenza creatrice, ribadita in quella prorompente, col vezzo di farla apparire "rubata", di Magali Noel, una delle sue più indimenticate icone, da La dolce vita ad Amarcord.

La perfezione non scomponibile delle tre più belle italiane, probabilmente in assoluto, apparse sugli schermi del dopoguerra: la Cardinale, la Lualdi, la Loren.

Welles nel momento ancora grande tra Il processo e Falstaff, nell'imminenza di quel viaggio spagnolo, immortalato nelle immagini di un suo felice reportage, con la piccola Beatrice e sua madre, la consorte italiana Paola Mori, protagoniste, il cui titolo quasi ricorda la Traversata con Don Chisciotte di Thomas Mann;

la Mangano e le amiche-colleghe nel periodo dolce in cui Ritt girava in Jugoslavia Jovanka e le altre, e i piccoli De Laurentiis chiamavano Jeanne Moreau "la zia Gianna";

il mito di Connery-007 già in fase di avanzata costruzione;

Germi a Treviso per Signore e signori.

E ancora: Gabin, Olivier, Huston presenti a se stessi e al lavoro;

Groucho Marx che riesce ancora ad essere splendidamente Groucho a ottantuno suonati;

il grande John Ford raggiunto nella solitudine degli ultimi, amari anni inattivi a Palm Desert. Ford sarebbe venuto meno il 1° settembre 1973, mentre Fellini e il suo Amarcord erano in corsa per quel quarto Oscar, che il film avrebbe infallibilmente riportato nella primavera dell'anno successivo: testimonianze dirette e indirette, la scomparsa dell'antico maestro e l'opera nuova, di come nel frattempo l'orizzonte del nostro mondo fosse venuto mutando ormai irreversibilmente.

Di quegli anni antecedenti, l'obiettivo di Evaristo Fusar era però riuscito a catturare con definitiva naturalezza, e ad eternare per noi, e per chi guarderà anche ben dopo di noi, la dimensione di un'olimpica, rasserenata beltà, che non sarebbe mai più riuscita a rigenerarsi nel quarantennio successivo, rimanendo agognata, e di conseguenza progressivamente mitizzabile, fino ai giorni nostri: il grande sogno, appunto. Tra i tanti che ne hanno scritto, Enzo Biagi disse alla perfezione, presentandone la grande mostra del '78 -Reportages e fotografie d'autore- alla Permanente di Milano: "Fusar crede nel suo lavoro, ma senza l'alterigia dei nuovi arrivati, con l'umiltà dell'artigiano: prima cerca di capire, poi di rappresentare. Non scatta molto, scatta giusto. Ha imparato la lezione del fotogramma che vale cento parole, e sa che non bisogna sciuparlo con troppi aggettivi. Guardate le sue foto: ci troverete, come in quelle di Cartier-Bresson o di Capa, quei momenti che hanno caratterizzato un'epoca. Anche le nostre brevi illusioni e le sconfitte".

Potrebbero esserci numerosissimi scatti su cui soffermarsi partitamente, se lo spazio lo consentisse: non mancherà di farlo il visitatore di questa nostra rassegna, soggiogato e insieme liberato dalla semplice potenza di quanto vedrà. Per le immagini di Visconti al lavoro in Sicilia, o di Antonioni a sua volta all'apice, si dovrebbero scrivere almeno venti pagine… Amerei, da parte mia, poter indugiare per un attimo almeno su di un'altra, quella che ritrae De Sica e Rossellini a colloquio col loro momentaneo produttore Moris Ergas "al vento dell'Adriatico" sulla spiaggia del Lido.

Contiene insieme una naturalezza del quotidiano e un'epicità mitografante che la rendono unica. Come tante altre di questo, e degli altri inusitati percorsi che hanno portato Evaristo Fusar in giro per il mondo, e per le sue e nostre strade di Lombardia e di provincia pavese. Sempre con uno sguardo insieme intimamente domestico e naturalmente cosmopolita. Un'altra grande della fotografia internazionale del ventesimo secolo, Diane Arbus, si dichiarava convinta che nell'atto del fotografare fosse insito qualcosa di perverso: la sua opera -e la sua stessa tragica vita- furono coerenti fino agli esiti supremi che ne conseguirono.

Fusar, all'opposto, sembra ritenere che il fotografare sia un naturale gesto di luce, trasparente fino al translucido: e la realtà lo premia rivelandosi fino in fondo, ai suoi scatti, per quella che è. Un'entità che, la filosofia ci insegnerebbe, contiene il tempo: l'istante e il suo trascorrere, il presente che si fa futuro, autorelegandosi in un attimo al passato. Ecco perché percorrere queste immagini è insieme così emozionante e così apportatore, pur nella nostalgia, di un'interiore serenità: quella che nella vita di ogni giorno, oggi, è così ardua da ritrovare.

Nuccio Lodato


IL GRANDE SOGNO

Mostra fotografica composta da:

n° 49 fotografie bianco/nero e colore, formato 30 x 40 cm in quadri 50 x 60 cm

n° 3 fotografie a colori formato 60 x 90 cm in pannelli 70 x 100 cm

 

1. Federico Fellini - "Giulietta degli spiriti" Bergamo, 1965

2. Sophia Loren Saint Tropez, Francia, 1959

3. Moris Ergas, Vittorio De Sica e Roberto Rossellini Venezia, 1959

4. Roberto Rossellini Venezia, 1959

5. Vittorio De Sica e Roberto Rossellini Venezia, 1959

6. Vittorio De Sica Venezia, 1959

 

7. Gina Lollobrigida Venezia, 1959

8. Magali Noel Francia, 1958

9. Jean Moreau, Silvana Mangano, Van Heflin e Carla Gravina Venezia, 1959

10. Marina Vlady e Robert Hossein - "La notte delle spie" Francia, 1958

11. Orson Welles Innsbruck, Austria, 1962

12. Orson Welles e la figlia Beatrice Innsbruck, Austria, 1962

13. Anna Magnani (n° 01) Venezia, 1962

14. Anna Magnani (n° 02) Venezia, 1962

15. Franco Citti, Anna Magnani e Ettore Garofalo Venezia, 1962

16. Anna Magnani, Pier Paolo Pasolini e Franco Citti Venezia, 1962

17. Cesare Zavattini Viareggio, 1964

18. Michelangelo Antonioni e Monica Vitti - "Deserto rosso" Ravenna, 1964

19. Michelangelo Antonioni, Monica Vitti e Richard Harris - "Deserto rosso" Ravenna, 1964

20. Sul set de "L'avventura" di Michelangelo Antonioni Isole Eolie, 1959

21. Federico Fellini - "Giulietta degli spiriti" Bergamo, 1965

22. Valentina Cortese, Federico Fellini e Giulietta Masina - "Giulietta degli spiriti" Bergamo, 1965

23. Giulietta Masina - "Giulietta degli spiriti" Bergamo, 1965

24. Vittorio Gassman, Silvana Mangano e Alberto Sordi Venezia, 1959

25. Fernandel e Annamaria Pierangeli Estoril, Portogallo, 1960

26. Antonella Lualdi Venezia, 1958

27. Claudia Cardinale Londra, Inghilterra, 1959

28. Claudia Cardinale Cannes, Francia, 1965

29. Romolo Valli, Alain Delon, Domietta Hercolani, Luchino Visconti e Rina Morelli Palermo, 1962

30. Burt Lancaster e Luchino Visconti - "Il gattopardo" (n° 01) Palermo, 1962

31. Burt Lancaster e Luchino Visconti - "Il gattopardo" (n° 02) Palermo, 1962

32. Sean Connery - "Operazione tuono" (n° 01) Parigi, Francia, 1965

33. Sean Connery - "Operazione tuono" (n° 02) Parigi, Francia, 1965

34. Sean Connery - "Operazione tuono" (n° 03) Parigi, Francia, 1965

35. Virna Lisi - "Signore e signori" Treviso, 1966

36. Pietro Germi e Virna Lisi - "Signore e signori" Treviso, 1966

37. Mario Monicelli e Marcello Mastroianni - "I compagni" Torino, 1963

38. Marcello Mastroianni e Mario Monicelli - "I compagni" Torino, 1963

39. Lawrence Olivier - "Una piccola storia d'amore" (n° 01) Venezia, 1978

40. Lawrence Olivier - "Una piccola storia d'amore" (n° 02) Venezia, 1978

41. Jean Gabin - "Maigret e l'affaire Saint Fiacre" Parigi, Francia, 1959

42. Groucho Marx Los Angeles, California, U.S.A., 1971

43. John Huston Puerto Vallarta, Messico, 1978

44. John Ford Palm Desert, California, U.S.A., 1971

45. Mel Brooks California, U.S.A., 1977

46. Babe London California, U.S.A., 1977

47. Rodolfo Valentino (R.I.P.) California, U.S.A., 1977

48. Clint Eastwood California, U.S.A., 1977

49. Una comparsa tra Bing Crosby e Bob Hope California, U.S.A., 1969

50. William Holden e Ryan O'Neal Arizona, U.S.A., 1968

51. Glenn Ford California, U.S.A., 1977

52. Claudia Cardinale Londra, Inghilterra, 1959

 

 

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