Terre del risoin provincia di Pavia un
percorso fotografico di
Evaristo
e Alberto Fusar
formato: 30x21 cm 112 pagine, 67 fotografie a colori Presentazione, Introduzione e didascalie in italiano e inglese |
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Presentazione "Terre del Riso in provincia di Pavia" vuole essere un invito a scoprire e "gustare" queste terre. "Gustare" con gli occhi, se così si può dire, questa terra di orizzonti, di panorami suggestivi: le risaie (le "quadre") che in primavera si colmano d'acqua e diventano specchi, oppure gli antichi e preziosi monumenti che si confondono con la nebbia … Sono, la Lomellina ed il Pavese, terre di storia, di arte, di natura, caratterizzate anche dalla risorsa principale e secolare della nostra zona: il riso. Sono passati più di cinque secoli da che è stata avviata la coltivazione di questo cereale che è oggi uno dei prodotti più rappresentativi del territorio, un elemento rinomato e di grande rilievo per la nostra provincia, ma non solo dal punto di vista economico bensì anche, e mi piace sottolinearlo, sotto il profilo culturale. La cultura delle terre del riso è fatta di entusiasmo e di attaccamento alla terra, di ricordo di tempi lontani. Si tratta insomma di un vero e proprio patrimonio culturale che la Provincia di Pavia vuole non solo conservare ma sempre meglio e sempre più far conoscere. È all'interno appunto di un più ampio programma dedicato alla valorizzazione della "cultura delle terre del riso" che nasce questa rassegna fotografica. Ho voluto affidare ad Evaristo Fusar (fotografo lomellino di livello internazionale) e a suo figlio Alberto la realizzazione di quest'opera perché volevo che questo 2002 - anno in cui l'Assessorato alla Promozione delle attività culturali ha curato la realizzazione del programma coordinato di eventi "Terre del riso" e del convegno di studi "Il riso e le sue terre" - si chiudesse con un "ritratto" di queste zone. Una specie di celebrazione, una sorta di album fotografico che racconti, a noi che conosciamo queste terre ma anche, soprattutto, a tutti coloro che non le hanno mai visitate - ed è a costoro che, in particolare, voglio offrire quest'opera - la bellezza di queste zone. Evaristo ed Alberto Fusar, oltre ad essere gli importanti professionisti che tutti noi conosciamo, possiedono un "valore aggiunto": vivono in Lomellina. Anche per questo sono stati in grado di ritrarre queste terre con uno sguardo consapevole dei luoghi, il cui fascino, nelle loro immagini, è stato valorizzato da un "occhio" che unisce alla professionalità un evidente grande affetto.
Fotografie che sono quindi documenti ma anche testimonianze artistiche dell'identità e dell'atmosfera di un luogo e della sua gente, caratteri che fanno di queste terre una risorsa culturale, nel senso più lato, da salvaguardare e promuovere. Credo infatti che in un periodo come questo, diciamo di "globalizzazione", promuovere un territorio voglia dire, soprattutto, proteggerne le caratteristiche, prima di tutto culturali. Un territorio in cui la "qualità della vita" non è una semplice (e ormai davvero abusata) formula pubblicitaria, bensì un vero e proprio valore di cui essere davvero fieri. Lorenzo Demartini Assessore
alla Promozione delle attività culturali
della
Provincia di Pavia
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Introduzione "Può la bellezza salvare il mondo?" si chiedeva F. Dostoevskij, nell'"Idiota". Solo la bellezza può salvare la Polis, la civiltà umana, risponde oggi il più autorevole psicanalista junghiano vivente, J. Hillman. Ma quale bellezza? Innanzitutto la bellezza naturale: un'alba, un tramonto, un meriggio, un volo di rondini o di anatre, la danza delle nuvole, un canto di uccelli, lo splendore di un campo di grano abitato da fiordalisi e da papaveri, di una risaia resa oikos/Dimora (l'acqua, le pianticelle di riso, le rane, gli aironi......). E poi la bellezza spirituale e morale dell'animo umano. E la bellezza storica e sociale. Incarnata nelle forme della storia (nell'arte, nella poesia, nel sacro, nel lavoro). Di questa bellezza così varia e sempre rinnovantesi, sono ospiti e custodi non secondari il nostro Paese (l'Italia), la nostra Regione (la Lombardia), la nostra Provincia di Pavia. E, in quest'ultima, quel luogo intenerito dal sorriso di Venere che è, appunto, la Lomellina. Un ospitare e un custodire che accompagnano l'"abitare" dell'uomo da sempre; sì che da sempre si può ripetere, col Poeta, che "bella e santa fanno al Peregrin la terra" che la (bellezza) ospita. La Lomellina, appunto. Passaci lieve e senza fretta, viandante, nelle sue terre, tra i suoi viottoli, lungo le sue carreggiate. Sostaci pronto alla contemplazione, senza essere avviluppato dalla quotidianità che fa lo sguardo ottuso; transitaci con "occhi puri", come quelli dei "filosofi del mattino" (Nietzsche) che tra le "dieci e le dodici" hanno l'accesso alle epifanie magiche del mondo. O nella visione pura che i verso sera della campagna della Lomellina, riservano a quei beati tra gli uomini che sanno vedere, come S. Francesco, nel mistero delle cose. Passa e godi, viandante. Apriti all'incanto e ammira l'operare paziente e senza tempo del lavoro dei campi, della coltura dei campi. Come la coltura delle risaie. Che paiono essere ricami usciti dal sorriso e dalla grazia di Dio mentre sono già paesaggio sociale, come impreziositi da quell'altra grazia che è l'amore per la creazione e per l'operare che l'uomo, anche in questo, fatto ad immagine e somiglianza del Bene e del Bello, ha saputo conservare.
Una coltura, quindi, che è cultura: e come tale è amore, fedeltà alla terra, arte e scienza (Leonardo nel 1500: la straordinaria geometria e ingegneria dei contadini lombardi!!). E accetta, viandante, l'invito ad essere, di questa coltura e cultura, il nuovo Omero: il cantore che rinnova e tramanda l'epopea di queste terre, le loro storie così impastate di vita che sono da sempre, che hanno il respiro dell'eterno. Come eterna è la voce del vento, del sole, della pioggia che le fecondano. Un Omero che le narri, ancora, perché narrando le custodisce, per noi e per le generazioni che verranno, le salva e ci salva. Perché senza parole, senza racconti, senza tradizione non c'è storia. Non c'è civiltà. E senza storia i popoli sono come maledetti: costretti, ad imparare a loro spese, a ripeterne, senza poterlo evitare, il "tragico", come aveva affermato quel grande pensatore e poeta che è stato G. Santayana.A queste e ad altre rapsodiche noterelle mi ha disposto quell'osservazione che via via si è incantata sino a trasformarsi in partecipazione empatica alla trama fotografica del testo. Dove, temperate e portate a forma dalla maestria dell'arte, le fotografie presenti sono diventate linguaggio: immagini che mostrano, che significano, che evocano. Immagini che salvano: perché mostrando donano bellezza. Perché dicono che anche dalle "gemmule" naturali, spirituali, storico-sociali, di questo piccolo angolo di mondo che è la nostra Lomellina, possano sprigionarsi le scintille della redenzione che l'umanità attende. Luciano Valle Presidente/Coordinatore
del "Centro di Etica Ambientale"
della
Regione Lombardia
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